Conoscere e raccontare in maniera inclusiva il territorio: dai tabernacoli ai torrenti a cura di Enrico Bisenzi

Amare veramente il territorio (in questo caso di Sesto Fiorentino) vuol dire alzare lo sguardo dallo smartphone e, mentre magari si porta a giro il cane oppure si va col proprio pargolo a fare trekking, osservare, fotografare, magari scrivere un racconto o stampare un libro di fotografie, condividere le proprie esperienze e riflessioni.

L’opera I tabernacoli vecchi e nuovi di Riccardo Dolfi è una bellissima operazione di ricognizione fotografica e di testimonianza storica: ben 167 fotografie con originalissima e preziosa prefazione del locale liutaio Fabio Chiari: un vero e proprio atto d’amore verso il territorio, la propria comunità, l’altro che magari non è come te. Opera alla quale bisogna ispirarsi per continuare a produrre analoghi ritratti del territorio che devono essere da stimolo a chi governa la cosa pubblica per affrontare con coraggio e determinazione la sfida che il cambiamento climatico ci lancia in questi anni in termini di difesa e valorizzazione del territorio.

Due dei 167 tabernacoli di Sesto Fiorentino descritti da Riccardo Dolfi nell’ebook https://archive.org/details/tabernacoli-sesto-fiorentino

Come amante dell’#InclusiveDesign ho dato il mio piccolo contributo facendo conoscere la memoria storica digitale del ‘nostro mondo’ – ovvero Internet Archive – all’autore e realizzando equivalente audio-racconto per chi ha fragilità visive.

L’ho fatto molto volentieri perché Riccardo è un amico acquisito in tarda età ma anche perché vedo in questa opera un grande potenziale evocativo, educativo e politico. Sì, politico in quanto solo chi vive il territorio può avere la capacità di smuovere le coscienze e magari anche le istituzioni affinché sia presa sul serio la difesa del territorio, LETTERALMENTE A MONTE E NON A VALLE DEL PROBLEMA.

Mi riferisco alla catastrofica alluvione del Rimaggio che ha fatto echeggiare il nome di questo, altrimenti ininfluente per la storia, torrentello sulle prime pagine di tutti i giornali d’Europa.

Ora l’Ennio, l’Alberto (si direbbe così a Nord di Firenze…) e tanti altri mi raccontano di una situazione devastante su Monte Morello a livello di dissesto idrogeologico che potrebbe essere preludio di un’alluvione ancor peggiore in un prossimo futuro; una situazione di dissesto idrogeologico spaventosa che avrebbe bisogno di una vigorosa mobilitazione dal basso ma che, in assenza di questa, deve vedere non solo le associazioni, come le preziosissime VAB o la Racchetta, ma direttamente le stesse istituzioni locali, regionali e financo statali (supportate magari da finanziamenti europei) a provare a riaggiustare il territorio… altrimenti le operazioni di restyling del torrente Rimaggio in ambito urbano, dove tutti hanno potuto vedere i danni dell’alluvione, davvero potrebbero risuonare come azioni beffarde la prossima volta che un’intensa precipitazione non porterà solo a valle massi e tronchi che causeranno altre, inevitabili, nuove alluvioni, ma addirittura potrebbe far crollare a valle interi costoni e rilievi collinari a ridosso di case e centri abitati.

Enrico Bisenzi

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